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La speranza di una rinascita

Una nuova aurora per la musica sacra. Questo l'auspicio emerso dal convegno che si è svolto sabato 3 per gli ottanta anni della fondazione dell'Istituto diocesano di musica sacra di Trento. I lavori si sono aperti con gli interventi di monsignor Valentín Miserachs Grau (che pubblichiamo in questa stessa pagina), e di monsignor Alberto Carotta (presentato in anteprima sul numero in data 4 novembre).
Al pessimismo di Miserachs Grau sullo stato generale della musica sacra in Italia si è contrapposta una visione meno drammatica della situazione trentina ed altoatesina. In queste zone, come ha rilevato padre Urban Stillhard, referente musicale della diocesi di Bolzano per parte tedesca, la musica sacra gode di ottima salute. In tutta l'area infatti è attiva una fitta rete di collaborazioni fra operatori del settore, vari festival e associazioni, così come un rapporto continuo con il servizio attività culturali della Provincia di Trento e con il Seminario teologico accademico tridentino.
Una situazione descritta favorevolmente anche da monsignor Carotta, presidente dell'Istituto diocesano di musica sacra di Trento, che però non nasconde come anche nel cattolicissimo trentino ci sia "il pericolo che subentri in chiesa la musica fai-da-te, che non aiuta il fedele a entrare nel rito gestito in questo caso con sciatteria e superficialità".
Di taglio storico l'intervento del musicologo Antonio Carlini, che ha sottolineato come nell'Ottocento - quando la musica sacra, a differenza dei secoli precedenti, venne affidata a laici - il Trentino abbia vissuto una situazione simile a quella stigmatizzata da monsignor Miserachs Grau per i tempi attuali. Si registrarono infatti critiche per l'uso indiscriminato e poco rispettoso degli ambienti sacri e per la stretta contiguità della musica sacra con il melodramma: "si andava in chiesa come a teatro, si potevano ascoltare gli stessi cantanti e le stesse musiche presentate sulle scene" e questo generò confusione.
Nella tavola rotonda che è seguita al convegno, i responsabili musicali delle diocesi di Bergamo, Brescia, Milano e Treviso, hanno rilevato la necessità di una musica che riesca a veicolare la pienezza del mistero liturgico. "La deriva e questa ricerca ingenua di spettacolarità va superata con pazienza e ripensando il vero senso della liturgia cristiana", ha rilevato monsignor Giancarlo Boretti della diocesi di Milano. Occorre riflettere sulla definizione di liturgia come momento di intrinseca bellezza e verità, dove "bellezza non è mero estetismo, ma una qualità di Dio", ha aggiunto l'esperto.
La frammentarietà dell'operato delle parrocchie e l'inadeguatezza della struttura diocesana ad affrontare i grandi temi della musica per la liturgia, sono state sottolineate da don Tullio Stefani, della diocesi di Brescia. Secondo Stefani, per evitare di venire scavalcate da logiche musicali di stampo commerciale, le diocesi dovrebbero aggregarsi e creare collegamenti interregionali. Sulla stessa lunghezza d'onda don Gilberto Sessantini, della diocesi di Bergamo, ha proposto di ripartire dal Concilio di Trento per ricreare una coalizione e efficace sinergia tra le chiese locali.
È invece una Chiesa in ricerca, avviata su un cammino di rinnovamento, la diocesi di Treviso rappresentata da don Matteo Gatto. "Grazie alla musica, la Chiesa trevigiana ha assunto una profondità imprevista. I canti sono il veicolo privilegiato per la trasmissione nella fede in Gesù Cristo e lo abbiamo verificato nella massiccia partecipazione di giovani alle diverse celebrazioni diocesane", ha sottolineato Gatto.
Da parte sua l'organista Giancarlo Parodi, il cui pensiero è sintetizzato in Schegge in contrappunto (Libreria Editrice Vaticana), a cura di Battista Quinto Borghi, ha invitato la Chiesa a non puntare sul volontariato musicale, ritornando al ruolo storico di committente per innalzare la qualità artistica e, nello stesso tempo, permettere ad eccellenti musicisti, in particolare organisti, compositori e direttori di coro, di vivere della loro arte.
La giornata trentina si è conclusa nella Badia di San Lorenzo con il concerto del coro polifonico In dulci Jubilo e del coro gregoriano Cantemus Domino, nati entrambi in seno all'Istituto diocesano di Trento.


Sandra Matuella

L'Osservatore romano - Edizione quotidiana del 5-6 novembre 2007

 


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